Il lavoratore ha diritto ad essere risarcito, a prescindere dalla qualificazione della condotta del datore di lavoro quale mobbing o straining

Nota a Corte di cassazione, Sez. Lav., ordinanza 19 ottobre 2023, n. 29101

di Federico Pisani

Abstract

Il contributo esamina la recente ordinanza della Suprema Corte n. 29101 del 19 ottobre 2023 che, mediante un’interpretazione estensiva e costituzionalmente orientata dell’art. 2087 c.c., disancora il diritto al risarcimento del danno del lavoratore non solo dalla prova dell’elemento della reiterazione, ma altresì dalla sussistenza dell’elemento soggettivo in capo datore di lavoro, come invece prevede la fattispecie di origine giurisprudenziale del mobbing. La pronuncia si inserisce in quell’innovativo orientamento giurisprudenziale che, al fine di apprestare una sempre più ampia tutela al lavoratore, ha condotto alla creazione e all’affermazione del cosiddetto “straining”, fattispecie che, seppur riconducibile all’area del mobbing, se ne distingue in virtù dell’assenza di taluni degli elementi caratterizzanti la condotta mobbizzante.

The essay analyzes the recent Order of the Supreme Court No. 29101 of October 19, 2023, which, through an extensive and constitutionally oriented interpretation of Article 2087 of the Civil Code, disenfranchises the employee’s right to compensation not only from proof of the element of reiteration, but also from the existence of the subjective element of the employer, as instead provided for in the case law of mobbing. The ruling is part of the innovative case-law trend that, in order to provide increasingly broader protection to the employee, resulted in the definition of so-called “straining”, a case that, although it falls within the area of mobbing, is distinguished by the absence of some of the features of the mobbing behaviour.

 


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