Contributo allo studio dei poteri istruttori d’ufficio del giudice del lavoro nelle controversie di primo grado

Di Federico Russo

Abstract

L’autore muovendo dalla complicata storia delle norme sul processo del lavoro e dell’art. 421 c.p.c. in particolare, esamina la portata interpretativa del potere del giudice del lavoro di ammettere d’ufficio «ogni mezzo di prova, anche fuori dei limiti stabiliti dal codice civile». Evidenzia come la dottrina e la giurisprudenza abbiano tentato di bilanciare l’esigenza di ricerca della verità materiale con il principio di terzietà e imparzialità del giudice. Vengono esaminate: l’attenuazione del principio dell’onere della prova come regola di giudizio, la necessità di un principio di prova, le prove atipiche, il carattere non discrezionale dell’utilizzo dei poteri d’ufficio, l’obbligo di motivazione, il limite dei fatti dedotti e il loro carattere controverso, la non derogabilità delle norme processuali e delle norme che introducono limiti di carattere non probatorio.

Abstract

The author, moving from the complex history of the rules on the labor process and art. 421 c.p.c. in particular, examines the interpretative range of the labor judge’s power to admit ex officio “any evidence, even outside the limits established by the civil code”. He highlights how doctrine and jurisprudence have tried to balance the need to search for material truth with the principle of impartiality of the judge. The following topics are examined: the attenuation of the principle of the burden of proof as a rule of judgment, the need for a principle of proof, atypical evidences, the non-discretionary nature of the use of official powers, the obligation to state reasons, the limit of the facts alleged and their controversial nature, the non-derogation of the procedural rules and the rules that introduce limits of a non-evidentiary nature.


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